Un incontro illuminante

Un incontro atteso ed entusiasmante quello di stamattina alla secondaria di I grado, fortemente voluto dalla prof.ssa Pirona a conclusione del progetto legalità di quest’anno, che verteva sulle tematiche del bullismo e del cyberbullismo. Il teatro ha ospitato la preziosa testimonianza di Daniel Zaccaro, protagonista del libro “Ero un bullo” scritto da Andrea Franzoso.

Daniel e Andrea hanno offerto la loro preziosa testimonianza intervallati dal coro della scuola che ha voluto omaggiare gli ospiti sulle note della canzone “Supereoi” di Mr. Rain.

Daniel ha parlato nella prima parte dell’incontro in modo immediato e diretto, senza retorica e senza moralismo. Ha sottolineato più volte, nel ripercorrere la sua storia, la possibilità di sbagliare, di cadere, ma anche di rialzarsi nel momento in cui si è pronti ad afferrare le mani tese che nei diversi momenti della vita ci vengono offerte. Il suo momento di passaggio è legato ai libri, questo è un messaggio bellissimo per i nostri studenti: come dichiara Daniel spesso non “leggi i libri ma sono i libri che ti leggono”. E proprio nei libri trovi le parole che ti servono per esprimerti e raccontare quello che accade, che hai vissuto, che vuoi cambiare.
“Senza le parole ciò che rimane è la violenza”. Con questa frase Andrea Franzoso ha poi magistralmente sintetizzato l’esperienza di Daniel Zaccaro.

Oggi l’autore ci ha regalato un incontro meraviglioso in cui ha intrecciato diversi temi che hanno suscitato molta curiosità e molto interesse nei nostri ragazzi. Andrea è partito dall’incontro con Daniel, avvenuto per caso grazie alla foto della sua laurea, apparsa sul giornale. Una foto in cui Franzoso ha intravisto una storia che doveva diventare un romanzo. In quell’adulto riuscito nell’esperienza del cambiamento radicale ha trovato una storia in grado di parlare ai nostri ragazzi di maschere, fragilità, bullismo, ma anche cambiamento. Attraverso vari incontri avvenuti nel “kayròs”, il momento opportuno che non a caso dà il nome alla comunità di Don Claudio Burgio, Daniel è riuscito a trasformare la sua vita da presupposti di violenza, rabbia fredda, bullismo, fughe e recidive nella testimonianza vivente che siamo artefici del nostro destino se aperti all’incontro con l’altro.

Cattivissimi noi? Che spettacolo!

Teatro pieno, fragorose risate e uno scroscio finale di applausi.
Ecco la sintesi di un evento che è ormai tappa fissa del mese di maggio alla SMA.
La sera del 29 maggio è tornata in scena la compagnia di Happy musical, che sotto la sapiente guida della prof.ssa Foresti e del prof. Oreglio, ha portato sul palco “Cattivissimo me?” ispirato dalla celebre trilogia animata uscita a partire dal 2010.
Il punto interrogativo fa però la differenza: infatti sul palco la parola chiave è stata trasformazione. Tutti hanno diritto ad una seconda chance, anche i più “cattivi”, mostrando che la possibilità di cambiare la propria rotta è sempre possibile.
Il messaggio è stato magistralmente veicolato dai nostri ragazzi che come sempre, tra grandi classici musicali (internazionali e nostrani) e ironici scambi di battute hanno saputo cimentarsi nella recitazione, nella danza e nel canto mostrando un talento da attori professionisti.
Il musical si è concluso con il saluto delle tre ragazze di terza della compagnia, Giorgia, Serena ed Elisa, che hanno commosso il pubblico con il loro affetto e che ci auguriamo possano presto “tornare su questi schermi” per il prossimo spettacolo.

Muretto dei giusti 2023

Il Muretto dei Giusti, un elemento importante della nostra scuola, fatto per onorare tutte quelle persone che hanno strappato questo velo di finzione che ci ricopre, persone che hanno dedicato la propria vita per portare avanti i loro ideali e anche se in una piccola parte, a rendere “giusto” questo mondo. Quest’anno abbiamo scelto 3 nuovi personaggi da aggiungere al nostro muretto, tutti quanti molto speciali. 

 1) ANNA FRANK (Disegno realizzato da Viola Clara, 3^B) 

Strappata dalla sua casa, dai suoi amici e dalle sue abitudini quotidiane, Anna Frank venne deportata ad    Auschwitz quando era solo una ragazzina di 13 anni. La sua unica certezza, il suo unico compagno nei momenti peggiori era il suo diario, su cui annotava tutti i suoi pensieri, tutte le sue sensazioni, le sensazioni di una ragazza con un enorme forza vitale, una ragazza, che avrebbe solo voluto una vita da vivere. 

2) SALVO D’ACQUISTO (Disegno realizzato da Elena Daino, 3^C)  

Il coraggio, quell’elemento che ti fa andare oltre le cose, quell’elemento che ti fa combattere per quello in cui credi, quell’elemento che in pochi sanno davvero utilizzare. Salvo D’acquisto, un ragazzo appena ventitreenne, pieno di vita, di sogni e speranze era il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri. Morì il 23 settembre del 1943, ucciso dalla cattiveria degli uomini. Alcuni soldati tedeschi attribuivano la colpa della morte di due paracadutisti loro connazionali agli abitanti del paese dove viveva Salvo, anche se non era vero, ma le bugie vanno più veloci della verità certe volte. Lui ed altri 23 uomini vennero presi in ostaggio. Nonostante le minacce, Salvo sosterrà e difenderà fermamente la sua gente, questo però lo porterà ad una triste fine, la fine di un uomo che ha dato la vita per la giustizia. 

3) Don Luigi Ciotti (Disegno realizzato da Elena Brangani, 3^A) 

Don Luigi Ciotti è nato il 23 settembre 1945, nella sua vita è stato un uomo di chiesa ma anche un uomo che non ha mai esitato ad aiutare gli altri, indistintamente dal loro passato, è sempre stato come una seconda chance a tutte quelle persone che hanno avuto bisogno d’aiuto. È stato fondatore del gruppo Abele, nata nei primi anni Sessanta è un’associazione che si impegna ad aiutare i tossicodipendenti, poi creò il gruppo libera, contro i soprusi dellemafiein tutta Italia. 

Nel marzo 1991 è nominato Garante alla Conferenza mondiale sull’AIDS di Firenze, e nel marzo 1995 presiede la IV conferenza mondiale sulle politiche di riduzione del danno in materia di stupefacenti. 

By Dario Berti (caporedattore RAGAZZinFORMA)

Un grazie speciale a Dario Berti per aver curato la presentazione di questa iniziativa, appuntamento fisso ormai per la nostra scuola. 

Un altro grande grazie va alle tre artiste Elena, Viola ed Elena che quest’anno lasceranno la loro impronta nel Muretto dei Giusti, un segno importante che rimarrà con noi anche negli anni futuri.

Davide Morosinotto risponde alla 1C della Scuola Secondaria

whatsapp-image-2023-05-26-at-13.10.22Durante le vacanze di Natale la 1C della Scuola Secondaria ha letto il romanzo di Davide Morosinotto “Il fiore perduto dello sciamano di K”.
La classe ha poi immaginato un’intervista all’autore che negli scorsi mesi è stata condivisa via mail a Morosinotto il quale, dimostrando grande disponibilità, ha risposto.

Vi riportiamo di seguito l’intervista che è stata accolta in 1C con un bellissimo e fragoroso applauso.

Attenzione, contiene spoiler.

1. Consiglieresti l’emozione di scrivere un libro?
Assolutamente. La consiglio come una delle cose più belle che possa capitare a chiunque.  
2. Cos’hai provato a scrivere questo romanzo?
Quando scrivi, tu per un po’ di tempo smetti di essere chi sei, e diventi i tuoi personaggi. Quindi provi tutte le emozioni che provano loro. Ti diverti se si divertono, ti spaventi se hanno paura… 
3. Cosa ti ha dato l’ispirazione per la malattia di Laila?
Un giorno ero alla fermata del bus e ho visto un ragazzo che teneva per mano sua mamma, e mi è sembrato strano. Poi ho capito che in realtà il ragazzo era non vedente, e sua mamma lo stava guidando… E ho capito che anche Laila aveva un problema agli occhi. Ne ho parlato con mia moglie, che è medico, e che ha fatto la “diagnosi” a Laila, finché ho capito che era proprio quella malattia lì. 
4. Perché hai pensato agli sciamani?
Sapevo che Laila doveva andare nella foresta, e facendo ricerche, ho scoperto di Iquitos, la città degli sciamani. E ho capito quindi che doveva andare in Perù perché c’erano gli sciamani. 
5. Perché hai ambientato il romanzo in Perù?Hai un legame con questi luoghi?
Il mio lavoro funziona in modo diverso da come si possa immaginare… Di solito tu pensi a una storia, e quella storia porta con sé un luogo, e un’epoca. Io sapevo di dover raccontare la storia di una ragazza che andava alla ricerca di un fiore magico. Qual è la foresta con più fiori del mondo? Quella amazzonica. E quindi lei è finita in Perù. Non sapevo niente del Perù né dell’Amazzonia, perciò ho iniziato a studiare… 
6. Qual è il tuo personaggio preferito?
I tre fratelli che accompagnano Laila e El Rato nell’ultima parte del viaggio. Perché assomigliano a tre ragazzi che ho conosciuto davvero quando sono stato in Amazzonia. 
7. Cosa ti ha ispirato a immaginare il personaggio di El Rato?
Questo non lo so… Lui e Laila sono nati insieme, nello stesso momento, e lui è nato subito così com’è. Non so da dove vengono i miei personaggi, vengono e basta…  
8. Come mai hai scelto di far morire Laila invece di ipotizzare un lieto fine?
Perché la malattia di Laila, purtroppo, è incurabile. Se io l’avessi fatta guarire per miracolo, sarei stato crudele verso i ragazzi che quella malattia ce l’hanno sul serio e sanno che non possono star meglio, non vi pare? Non avrei mai potuto farlo. 
9. Ti sei trovato in dubbio nello scrivere alcune parti?
Il finale, proprio per la domanda precedente. Mi sono chiesto per anni come sarebbe finito questo libro.  
10. I nomi dei personaggi sono legati a un’esperienza personale?
No, mai, i nomi sono sempre legati allo studio. Quando studi una certa epoca, un certo luogo, impari anche quali sono i nomi più usati, e ne scegli alcuni
11. Come mai hai scelto un fiore come cura?
È stato il contrario. Sapevo che Laila doveva cercare un fiore, e dopo che ho scoperto che era ammalata, ho capito che il fiore era la cura. 
12. Cosa significa “K”?
Non lo so. Quando ho iniziato a studiare l’amazzonia ho scoperto che spesso gli esploratori usavano solo l’iniziale dei posti in cui andavano, perché avevano paura che qualcuno li seguisse e magari scoprisse un tesoro al posto loro… E quindi, K. È l’iniziale di un posto che non so.
13. Tra i libri che hai scritto, qual è il tuo preferito?
Che domanda difficile… Forse “La più grande”, non so se sia il migliore che ho fatto finora, ma è stato importante per il momento in cui è stato scritto, per me. È un libro che mi ha aiutato in un momento difficile.
14. Quando è nata in te la passione di scrivere?
Quando avevo la vostra età, per la precisione in seconda media. Ma quasi tutti i miei colleghi e colleghe cominciano alla vostra età, di solito, perciò… dateci dentro!

Ecco la risposta della 1C!

Grazie per aver usato il suo prezioso tempo per sfamare la curiosità delle nostre giovani menti. Non è scontato ricevere le risposte da un autore di successo.
Grazie per averci resi partecipi dell’emozione della scrittura e di quello che ha sentito mentre immaginava questa storia.
La ringraziamo di averci aperto la porta del suo mondo.
Grazie per averci fatto entrare nel “backstage” della scrittura del romanzo.
Abbiamo trovato giusto che abbia evitato il lieto fine, non sarebbe stato rispettoso e realistico nei confronti della malattia di Laila e dei molti ragazzi e bambini che ne soffrono. Anche alla nostra età è giusto confrontarsi con i temi della malattia e della morte. 
Quando scrive che ha iniziato la sua professione alla nostra età, ci ha trasmesso una bellissima prospettiva: pur essendo “piccoli” possiamo iniziare a fare qualcosa di “grande” già da ora.
Abbiamo apprezzato molto questo romanzo, la sua trama e la costruzione dei personaggi: per alcuni di noi è stata la porta di accesso alla lettura “di piacere”.

Un caro saluto, 
la 1C della SMA di San Donato Milanese

Nasce la Parete (Im)Portante

La parete (im)portante rappresenta la traduzione concreta della proposta pastorale “Noi ci s(t)iamo”: più che uno slogan, uno stile di vita.

Ogni pietra posata, su cui ciascuno dei docenti e degli educatori ha scritto il proprio nome durante la giornata formativa a Valdocco avvenuta a settembre 2022, è un simbolo della nostra volontà di “esserci” per costruire una solida base educativa.

Questa parete, a seconda dei momenti, diventa sponda, protezione o sentiero, nella prospettiva di una crescita integrale di tutte le persone che vivono la nostra scuola.

A CHE COSA CI SIAMO ISPIRATI

Don Bosco aveva invitato i suoi ragazzi a recuperare una pietra dalla Dora per costruire tutti insieme il muro del refettorio di Valdocco, ancora oggi visibile.

I “Kangourou-ini” in Università!

Continuano le avventure dei grandi Kangourou-ini della scuola Maria Ausiliatrice.
Oggi Irene e Matteo hanno affrontato la semifinale della gara individuale, all’Università degli Studi di Milano. Che emozione vederli seduti in un’aula universitaria!
La prof.ssa Ricci sempre più orgogliosa e grata per questa splendida avventura!
Un grande in bocca al lupo ragazzi, speriamo di vedervi arrivare in finale!