C’è un brano della Bibbia che dice:
1 Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
La Sacra Bibbia (Antico Testamento) – Ecclesiaste, 3, 1-15.
C’è un tempo per ogni cosa…
Questo nostro tempo, oramai molto lungo, da febbraio dello scorso anno ad oggi, sembra il tempo delle cose non permette, di quelle che il Covid non ci lascia più di fare, sembra di dover stare nell’attesa e nel non fare…come sospesi…in attesa di tempi migliori.
In realtà questo tempo è comunque un tempo prezioso, non di passività e staticità, ma può e deve diventare un tempo operoso, solo dobbiamo viverlo in un altro modo.
Ognuno naturalmente è chiamato a trovare il proprio modo di fare le cose in maniera nuova, di vivere comunque il proprio sogno e di lavorare, come ci dice il messaggio di quei cartelloni della nostra scuola, nel suo campo, in quello che gli è stato affidato e che oggi ha preso dei contorni un po’ insoliti e scomodi.
Questa sera vi voglio raccontare e, se siamo fortunati, mostrare un modo diverso di operare in un campo vicino.
Ai bordi di questa che appare una ricchissima società ci sono persone che sono davvero in difficoltà, che magari non lo erano, ma ci sono cadute, loro malgrado…hanno perso un lavoro o magari perso una propria stabilità mentale e, allora, hanno bisogno di aiuto.
Tra i tanti esempi di persone che si occupano di questo, parliamo stasera di un’esperienza di volontari che in una parrocchia di Milano portano avanti l’opera della fondazione San Vincenzo per stare vicino a chi è in difficoltà.
La Società di San Vincenzo De Paoli è un’organizzazione di laici cattolici nata a Parigi nel 1833. Federico Ozanam, nato a Milano nel 1813 , morto a Marsiglia nel 1853 e beatifcato da Giovanni Paolo II nel 1997, la fondò insieme ad altri studenti universitari cattolici della Sorbona. Con questo gruppo di diede origine alla prima Conferenza di Carità, nata per andare incontro ai poveri di Parigi ed alle loro necessità materiali e spirituali. Essi scelsero come patrono San Vincenzo De Paoli, che gia nel ‘600 aveva sensibilizzato il mondo al problema della povertà. Successivamente la San Vincenzo si è diffusa in tutto il mondo.
La San Vincenzo è un “GRUPPO DI PERSONE CHE VIVE LA FEDE, ATTRAVERSO L’ESERCIZIO DELLA CARITÀ, RIVOLTA PREVALENTEMENTE A PERSONE FRAGILI”. Valori Guida Il servizio personale, diretto e continuativo, in spirito di amicalità, alle persone in difficoltà, incontrandole al loro domicilio. L’aiuto al povero nella sua auto-promozione umana, cristiana e sociale. L’accompagnamento dei propri membri in un cammino di fede, nel desiderio di racchiudere il mondo in una rete di carità.
Famiglie ricevono aiuto da questi volontari per poter provvedere a sostenere i loro cari, i nuclei familiari di 6/7 persone si riuniscono a vivere in un solo appartamento per abbattere i costi degli affitti…noi che facciano fatica a stare nelle nostre case con i nostri membri familiari.
Solo a dicembre del 2020 questo gruppo di volontari hanno donato: 300 kg di pasta, 300 pacchi di biscotti e 500 litri di latte per un totale di 110 pacchi di viveri che hanno confezionato di sera in parrocchia per poi farli avere alle famiglie di cui conoscono caratteristiche, bisogni e storia.
Forse non è solo il tempo dell’attendere, forse è il tempo dell’operosità diversa – per quanto in sicurezza – verso il campo che dobbiamo coltivare, forse è il tempo “donato” da questo Covid per avere l’occasione di guardarci attorno con occhi nuovi, con un punto di vista diverso.
Buonanotte,
Prof.ssa Elisa Zambarbieri
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