Ciao a tutti,
stasera vorrei partire da un bellissimo messaggio ricevuto stamattina da una cara amica: “A te, papà di Martina e Lucia e padre di molti, il mio augurio e la mia preghiera”.
È proprio vero, l’amore che provo per voi, per i miei ragazzi e miei bambini della SMA è qualcosa di molto simile all’amore che un padre prova per un figlio.
Stasera, per ricordare insieme la festa del papà, vorrei presentarvi una mia alunna con cui ho costruito negli anni un rapporto davvero profondo, partito tanti anni fa quando ero il suo Assistente di classe.
Chiara, per me Kia, oggi è una studentessa di medicina, ma soprattutto è una ragazza straordinaria. Dal periodo dell’Avvento ricevo ogni mattina, insieme a tante altre persone, un messaggio giornaliero su Whatsapp con delle splendide riflessioni per accompagnare la giornata. Un vero e proprio BG (“Buongiorno”) quotidiano che contribuisce da mesi a rendere le mie giornate ancora migliori.
Kia è già prenotata per una prossima BN.
Vorrei questa sera richiamare i suoi ultimi messaggi, day77 e day78 e le storie in essi contenute:
Nonno dittatore
C’era una volta, in un paese lontano, una famiglia che viveva in una casetta di campagna. La famiglia era formata dai due genitori, un figlio e due figlie, più il nonno.
Il babbo lavorava tutto il giorno, la mamma faceva le faccende in casa e i figli andavano a scuola, ma tutti si ritrovavano insieme sia a pranzo che a cena. Tutti avrebbero voluto parlare attorno alla tavola colma di deliziosi cibi, ma c’era un problema: il nonno, da quando era rimasto vedovo, pensando di essere suo diritto in quanto capofamiglia, parlava sempre e solo lui. Gli altri potevano dire solo due o tre parole nei rari momenti in cui il nonno riprendeva fiato. La situazione era diventata insostenibile perché ormai, pur vivendo nella stessa casa, il babbo non sapeva cosa facevano i figli, i figli non potevano più chiedere consigli alla mamma, la mamma non parlava con il babbo: in poche parole non si conoscevano più. Tutto questo accadeva perché durante il giorno ognuno aveva mille cose da fare e per avere un po’ di dialogo si rimandava sempre ai pasti.
Un giorno i due figli maggiori, stanchi della situazione, trovarono la soluzione: d’accordo con la mamma decisero di mettere un bavaglio al nonno durante i pasti.
All’inizio il babbo non era molto contento (il nonno era suo babbo e gli voleva molto bene) e neanche la figlia minore che adorava ascoltare le favole che raccontava il nonno: addirittura se fosse stato per lei, non avrebbe mai fatto i compiti di scuola pur di stare per ore con lui. Ma alla fine la linea anti-nonno vinse e fu deciso che se qualcuno voleva parlare con il nonno avrebbe dovuto farlo dopo i pasti.
Nel giro di poche settimane l’allegra famigliola riprese a vivere nella gioia dello scambio quotidiano delle idee e delle esperienze. Genitori e figli poterono finalmente vivere in comunione.
Dopo aver letto, sono rimasto un po’ dispiaciuto per il povero nonno, ma Kia ha subito precisato:
L’autore di questa storia chiaramente esprime
Che il nonno che tutto dirime
È la televisione e la tecnologia
Che ormai sta portando ogni dialogo via.
La seconda storia è più centrata sulla festa del papà e, al mio caro papà, mi ha fatto tanto pensare:
Lettera di un padre a un figlio
Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi…
abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere…
ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare…
ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso…
dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.
Vorrei chiudere con questa preghiera di Papa Francesco che ha dedicato questo anno speciale proprio a San Giuseppe:
Preghiera a San Giuseppe di Papa Francesco
Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo.
O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen.
Un augurio speciale e una preghiera per tutti i papà in terra e in cielo.
Buonanotte a tutti,
Preside Rep