“Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare” #LIVEthedream.
Dalla proposta pastorale di quest’anno, nel preparare la Buonanotte di stasera, sono tornato indietro di vent’anni, ripensando alla frase che accompagnò il mio primo anno alla SMA, il 2000/2001: “È più bello insieme” (probabilmente qualche insegnante, alunna/o in quegli anni, lo ricorderà).
Sono partito pensando che oggi è il 17 marzo, l’anniversario dell’Unità d’Italia.
L’Italia: questo paese che non viene molto considerato, ma che credo sia veramente un “bel paese”. Io ho il sogno di renderlo migliore e so che questo passerà anche da voi, da quell’idea di Don Bosco che ci vuole “buoni cristiani e onesti cittadini”.
Ho deciso di soffermarmi proprio sulla parola “Unità”. Sul vocabolario Treccani ho trovato questa definizione: “il fatto e la caratteristica di costituire un insieme, che pur formato o derivato da più elementi o componenti, risulta tuttavia unitario, omogeneo e solidale”, che porta dunque a qualcosa di buono.
Poi sono andato a cercare anche la parola “insieme”. Sempre sullo stesso dizionario c’era scritto: “unità e compattezza tra individui o elementi”. Quando ho riflettuto sulla bellezza di questo termine, mi è venuto in mente quanto mi manca lo stare insieme.
Sono passati quasi 21 anni dall’inizio della mia avventura in questa scuola come insegnante, da quella proposta pastorale, da quello slogan “è più bello insieme”. E ho capito proprio quanto era ed è bello stare insieme alla Maria Ausiliatrice, coi ragazzi, con gli insegnanti e con le suore. Non c’è niente di più speciale, infatti, dell’andare avanti insieme nella vita. Anche noi possiamo costituire un’unità, tutti insieme, come famiglia.
Mentre pensavo a questo, a quanto sia importante stare insieme in gruppo, a scuola, in famiglia, in Italia, mi è arrivata la notizia di quella coppia, Giulia ed Elia. Giulia ha una malattia che la sta costringendo a stare in ospedale. I parenti, per via delle restrizioni legate al Covid, non possono entrare. A Giulia mancava tanto suo marito e gli ha scritto un messaggio: “ti amo, mi manchi”. Lui è corso sotto la sua finestra di ospedale per salutarla, anche solo per pochi minuti, dopo il lavoro.
Lo “stare insieme” può davvero portare lontano. E allora mi viene in mente anche lo slogan di quest’anno: #eccoiltuocampo. Un campo indubbiamente difficile quello in cui siamo oggi, ma non importa se la scuola ce l’hanno chiusa, perché noi troviamo un altro modo per stare insieme.
Papa Francesco ha detto “dall’IO dobbiamo passare al NOI”. In quest’epoca individualista ci ha mandato questo messaggio stupendo. Questo NOI io lo sto vivendo proprio nella nostra scuola.
Vorrei salutarvi stasera con un piccolo brano tratto da “Diario di Scuola” di Daniel Pennac. Il punto che preferisco è quello in cui lui racconta di come deve essere una classe, ma noi possiamo estendere queste caratteristiche anche a un gruppo di docenti, di amici o a una famiglia. Pennac paragona una classe ad un’orchestra nella quale ogni persona suona il “suo” strumento. La cosa difficile è conoscere bene i musicisti e trovare l’armonia: una buona classe, infatti, non è come un reggimento che marcia al passo, ma è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se anche tu hai ereditato il triangolo o lo scacciapensieri, la cosa importante è suonarli al momento giusto, fiero della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme.
Ognuno di noi è uno strumento. Non importa quale siamo, importa che suoniamo insieme, perché se lo facciamo insieme viene fuori qualcosa di meraviglioso.
Ricordatevi di capire nella vita che strumento siete e di suonare sempre in armonia con tutte le persone con le quali vi relazionate.
Buonanotte,
Preside Rep