Il pellegrino e i tre spaccapietre

Ecco il testo della bellissima Buonanotte tenuta questa sera dal prof. Gabriele Oreglio con l’aiuto del prof. Roberto Miglio.

Ciao a tutti,

Questa sera vorrei condividere con voi una delle tante riflessioni che mi sono venute alla mente mentre preparavo un lavoro sulla Sagrada Familia per i ragazzi di terza.

Tutto è iniziato da una frase di Gaudì, l’architetto che ha progettato e in parte realizzato, questa impressionante è magnifica opera.

Gaudi diceva: “Una chiesa è l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo”

Questa frase mi ha fatto pesare:

Primo: la centralità della chiesa, proprio la costruzione, molto spesso la chiesa o cattedrale identifica le città stesse. Penso a Milano, Roma, Venezia … che soprattutto in questi giorni, nelle immagini a commento della situazione difficile che viviamo, vengono identificate con la piazza deserta di fronte alla chiesa…

Secondo al valore della religione… si! Proprio la religione che invece, speso, nella nostra vita sembra estremamente marginale e non certamente … la cosa più elevata dell’uomo, eppure anche quella cosa che ci permette di vedere la realtà, seppur dura di questo momento, con occhi diversi…

Mi sono ricordato allora di un breve racconto che ho chiesto, gentilmente, al prof. MIglio di leggere…

Il pellegrino e i tre spaccapietre

Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi. Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.

Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente.

“Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.

“Non lo vedi?” rispose l’uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. “Mi sto ammazzando di fatica”.

Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.

S’imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato.

“Che cosa fai?”, chiese anche a lui, il pellegrino.

“Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”, rispose l’uomo.

In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.

Giunse quasi in cima alla collina. Là c’era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.

“Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.

“Non lo vedi?”, rispose l’uomo, sorridendo con fierezza. “Sto costruendo una cattedrale”.

E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo. 

Forse Gaudì, uomo d’altro tempo, non aveva completamente torto e badate ho detto volutamente “d’altro tempo” perché questo è il Tempo di Dio, un tempo magari un po’ difficile da seguire, capire e vivere ma certamente un tempo che ci apre alla possibilità di realizzare “grandi cose” per la nostra vita e, soprattutto, per gli altri.

Buonanotte a tutti,

Prof. Oreglio